…Amore che lasci sola Pisiche… (Rugantino)
Ma siamo sicuri che il fiore dell’amore sia la rosa o il tulipano?
Stamattina, mentre percorrevo la strada per arrivare al lavoro, la mia attenzione è stata attratta dai tanti oleandri che incontro lungo il cammino. Pensavo….e se non fossero la rosa e il tulipano il simbolo floreale dell’amore? E se fosse l’oleandro? Più arzigogolavo sull’argomento e più mi convincevo che le caratteristiche del Nerium oleander si adattassero meglio all’amore. Perché?
- L’oleandro è un sempreverde come dovrebbe essere l’amore ma, si sa, l’amore è eterno finché dura; la rosa e il tulipano non sono sempreverdi;
- ha fiori rossi, viola, rosa, gialli o bianchi, come i diversi gradi della passione, e questo è un elemento comune con gli altri due;
- ha un odore molto più dolce e penetrante come le promesse di eternità; il tulipano è addirittura inodore;
Iucundum, mea vita, mihi proponis amorem
hunc nostrum inter nos perpetuumque fore.
Di magni, facite ut vere promittere possit,
atque id sincere dicat et ex animo,
ut liceat nobis tota perducere vita
aeternum hoc sanctae foedus amicitiae.
O vita mia, tu mi prometti che questo
nostro amore tra di noi sarà felice ed eterno.
O Grandi Dei, fate in modo che possa promettere veramente
e inoltre che dica ciò sinceramente e dall’anima,
Affinché ci sia lecito prolungare per tutta la vita
questo eterno patto di sacro amore.
Gaio Valerio Catullo – Carme 109
- ha un seme sormontato da una piumetta, il pappo, che gli permette di essere trasportato dal vento anche per lunghe distanze così come l’amore abbatte ogni distanza; la rosa si riproduce per talea e il tulipano è un bulbo e quindi non si muovono;
- foglie verdi brillanti come la speranza, dure e lanceolate come le frecce di Eros, ed è velenoso in ogni sua parte per dare morte a chiunque lo tocchi.
Quo me fixit Amor,
quo me violentius ussit,
hoc melior facti vulneris ultor ero
Quanto più mi trafisse Amore,
quanto più violentemente mi arse,
tanto più violentemente mi vendicherò di lui.
Publio Ovidio Nasone – Ars amandi – Libro I
Sintomi dell’amore o dell’avvelenamento?
Già, perché l’oleandro è una delle piante più tossiche che si conoscano. Ogni parte della pianta (foglie, corteccia, semi) è tossica e non c’è specie animale in grado di sopportare il suo veleno, così come non esiste animale che sappia resistere al richiamo dell’amore. La rosa non è velenosa (è addirittura edibile) e per quanto riguarda il tulipano solo il bulbo, che può essere scambiato per una cipolla, lo è.
Se una parte dell’oleandro è ingerita i sintomi dell’avvelenamento si manifestano subito: tachicardia, disturbi gastrici, disturbi sul sistema nervoso centrale, che poi sono gli stessi sintomi che caratterizzano l’innamorato.
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Dante Alighieri – La divina commedia – Inferno – Canto V
E guarda caso l’oleandrina, il veleno dell’oleandro, è un glicoside steroideo cardiotossico!
La chimica dell’oleandrina
L’anello in basso a sinistra è il glicone, ossia la componente zuccherina di questa molecola: è uno zucchero abbastanza presente in natura, l’arabinosio, ma è modificato! A questo zucchero è stato tolto l’ossidrile in posizione 2 ed è stato creato un etere metilico in posizione 3. Anche allo zucchero che costituisce il nostro DNA, il ribosio, viene tolto l’ossidrile in posizione 2. E cosa fa l’amore se non toglierti qualcosa di essenziale, l’ossidrile in posizione 2, per creare un legame tra quelli più duraturi che esistano in chimica organica, il legame etere in posizione 3? E poi l’arabinosio evoca atmosfere da mille e una notte… L’oleandrina, inoltre, è una molecola otticamente attiva. Che significa? Se prendete una soluzione di questa molecola e gli mandate sopra un fascio di luce polarizzata, questa ne uscirà deviata. Una soluzione di oleandrina in metanolo (l’oleandrina non è molto solubile in acqua), a 25°C, ruota il piano della luce polarizzata di ben 48° verso sinistra. E anche il cuore punta a sinistra!
L’altra parte della molecola è l’aglicone ed è anch’essa una molecola nota ma modificata è la Digitossigenina alla quale, in posizione 16, è stato legato un acetile, e prende il nome di Oleandrinina.
E cosa fa l’amore se non aggiungere un “quid”, un acetile, alla nostra vita che non è più la stessa di prima?
L’oleandrinina ha un nucleo centrale steroideo con un anello di fidanzamento in posizione 17: un gamma-crotono-lattone; il tutto prende il nome di nucleo cardenolidico ed è il responsabile dell’azione farmaco-tossica di questa sostanza. E pensare che, mentre la digitossigenina della Digitalis purpurea è utilizzata nella farmacopea, l’aggiunta di quell’acetile che la trasforma in oleandrina la rende inutilizzabile perché ha una farmacodinamica assolutamente imprevedibile, come l’amore.
Non solo. Il nucleo steroideo, il ciclopentanoperidrofenantrene, vi ricorda qualcosa?
Amore e steroidi
Sì, è lo stesso dei nostri ormoni steroidei, classe a cui appartengono il cortisolo, che ci fa alzare dal letto, che ci aiuta a regolare la glicemia, che abbassa l’infiammazione e regola il sistema immunitario (a proposito… non è che vogliamo dare una controllata a questo cortisolo?); e i nostri ormoni sessuali (non è che vogliamo controllare pure questi ormoni sessuali? Anzi, facciamo una cosa, controlliamo tutti gli ormoni steroidei e non ne parliamo più).
…e non c’è sesso senza amore, è dura legge nel mio cuore.. (Antonello Venditti – Ricordati di me)
L’oleandro contiene una serie di altri principi tossici, che si conservano anche dopo l’essiccamento o l’incenerimento: la storia racconta di come un intero battaglione napoleonico morì in una notte per aver utilizzato i rami di oleandro per farci spiedini su cui arrostirono la carne. E anche l’amore può covare sotto la cenere per anni e anni e tornare forte e prepotente come il primo giorno, come sa a sue spese il povero Rhett Butler nel romanzo di Margaret Mitchell, Via col vento, visto che sua moglie Rossella O’Hara è da sempre innamorata di Ashley Wilkes, marito di sua cugina Melania Hamilton.
…certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi ma poi ritornano… (Antonello Venditti – Amici mai)
Amore e morte
Abbiamo oramai capito che l’oleandrina è estremamente tossica e letale, ma sarebbe estremamente facile e riduttivo, relegare l’oleandro a rappresentare solo l’aspetto tragico della diade Eros-Thanatos: anche un amore felice deve necessariamente portare in sé Thanatos.
Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Vangelo di San Giovanni Apostolo – Cap. 12 – v.24
C’è da dire che i Napoletani hanno esorcizzato la morte fino a renderla una normale compagna di viaggio. A Napoli moriamo per ogni bisogno fisiologico: me moro ‘è fame (ho fame), me sto murenn’ ‘e sete (ho sete), so muort pa’ paura (mi sono spaventato), so muort ‘e collera, ‘e raggia (mi sono veramente preso collera, rabbia), me pare ‘a morte ‘ncopp ‘a noce do cuoll (mi metti ansia), ‘a creatura sta murenn’ ‘e suonn (il bambino ha sonno). A proposito, a Napoli, per non fare figure barbine, si usa un neutro ‘a creatura per indicare un bambino o una bambina, così come nel Regno Unito si usa il neutro baby, children, kid, teenager, a seconda dell’età, con la differenza che a Napoli, no, i figli non crescono mai: so semp’ creature!
Poteva mai fare eccezione il sentimento amoroso? Ovviamente no.
Vi ho convinto? Non lo so, ma io, nel frattempo, sono arrivato al lavoro.
Voi invece, come vi sentite? Volessimo dare una controllatina generale?
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